Douglas Henderson, Babel III - Language Angel, 2010

Rassegna “Guest” a San Marino

 

Rassegna GUEST, pubblicato sul n. 155 (febbraio-marzo) di Juliet, pag. 66

di Laura Luppi

Ideata e curata da Massimiliano Messieri, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Marino, la rassegna “GUEST” si è svolta attraverso tre appuntamenti che hanno visto alternarsi la presenza di un artista operante sul territorio associato ad un artista di provenienza straniera. La scelta di adottare forze apparentemente lontane in termini di distanza geografica, ma unite dalla stessa intenzione comunicativa ed esplicativa del fare e spiegare l’arte, si trova alla base anche del connubio tra alcuni critici sammarinesi e Valerio Dehò, in binomi legati ognuno a una singola bi-personale. La prima sessione ha preso vita il17 settembre e si è conclusa il 24 ottobre, ospitando Daniela Carati e Nico Macina, accomunati dall’utilizzo del mezzo fotografico e affiancati per la parte critica da Martina Selva e Dehò. Daniela Carati, bolognese di nascita ma genovese di adozione, ha presentato opere di medio e grande formato, appartenenti al ciclo ALL, ALL and ALL, in cui la realtà sensibile si fonde in maniera insolita e non priva di inquietudine con la realtà metafisica, forse frutto della sola immaginazione dell’uomo in bilico tra desiderio e paura. La post-produzione digitale interviene per rendere l’effetto d’insieme quasi surreale, tra personaggi immersi in una quotidianità quasi banale, ma che intensifica la sua forza espressiva proprio con la presenza-apparenza di elementi sovrannaturali, frutto della mente e dei racconti popolari della nostra civiltà moderna. L’artista locale Nico Macina propone invece una rivisitazione in chiave contemporanea de L’Ultima Cena, in cui il punto focale è l’assenza dei commensali, la quale viene scandita da una tavola imbandita su un prato verde, quasi fosse un pic-nic con tanto di piatti di carta e pane. La bibita al centro della scena è senz’altro un segno del nostro tempo, un tempo scandito dallo scorrere delle lancette, il cui ascolto si presta solo nel momento dell’attesa e il cui rimpianto affiora nell’attimo del ricordo, secondo la logica agostiniana.

La seconda tappa di “GUEST”, dal 29 ottobre al 5 dicembre, è stata dedicata a Carmen Einfinger e Gilberto Giovagnoli, entrambi fautori di un tratto pittorico ancora tradizionale, e la co-cura dei testi è stata affidata a Sara Ugolini. L’inglese Einfinger, pittrice e performer che attualmente vive e lavora a New York, concentra i suoi grandi acrilici su tela attorno a figure amorfe, alla ricerca di un segno ancora primitivo. Il riferimento è al “perturbante” freudiano, indicante la generazione del sentimento della paura dalla percezione di qualcosa di familiare e a noi estraneo allo stesso tempo. Lo stupore, più vicino allo smarrimento, è infatti ciò che consegue alla visione dei suoi lavori. Gilberto Giovagnoli, la cui prima personale a San Marino risale al 1978, ha esposto quattro blocchi di trenta disegni ciascuno, realizzati con pennarelli e matite colorate su carta di formato A4, i quali ritraggono volti celebri del nostro secolo, tra cui si segnala Andy Wahrol. La fisionomia del soggetto perde la precisione fotografica per puntare all’autonomia di un tratto che ne sa cogliere sapientemente la mimica, l’unicità dell’espressione, dello sguardo, come presupposto per il riconoscimento di lineamenti noti rafforzati dai contrasti di colori e toni a volte accesi e a volte cupi.

Dal 17 dicembre al 24 gennaio sono esposte le installazioni dell’ultimo appuntamento che conclude la rassegna “GUEST” e che vede protagonisti Douglas Henderson ed Elisa Monaldi, Dehò e Francesca Buonfrate per la critica. Henderson, artista di Baltimora, è alla ricerca del cronotopo attraverso le potenzialità del sonoro. Le sue installazioni producono infatti suoni che non possono mai essere percepiti in maniera omogenea da due fruitori diversi, in quanto la componente soggettiva ne determina sempre il risultato. La posizione relativistica dunque influisce sulle tre dimensioni dello spazio (avanti-dietro, destra-sinistra, alto-basso), tutte dipendenti dalle differenti condizioni dell’osservatore. In ogni punto specifico si verifica un evento psicologico, fonte di un fenomeno unico e irripetibile, meta ultima della sperimentazione di Henderson. Elisa Monaldi, classe 1978, propone infine sculture in legno e ceramica, oggetti quotidiani di ambito domestico rivisitati in accostamenti di primo acchito paradossali, traduzioni estetiche delle riflessioni dell’artista sui cambiamenti socio-culturali in atto nelle nostre società. Una serie di disegni in cui l’elemento cromatico ha la forza di supportare materiali solidi componibili completa il progetto della giovane sammarinese, che chiude definitivamente il ciclo espositivo “GUEST”, il cui obiettivo di porre a confronto artisti all’apparenza distanti tra loro, ma in grado di dialogare con grande capacità, risulta conquistato grazie anche all’importante supporto critico e curatoriale degli studiosi coinvolti.