Nocturno di Christian Zucconi da Costantini Art Gallery
Nocturno, la mostra dedicata ai lavori scultorei di Christian Zucconi presso Costantini Art Gallery. Si parla di corpi e identità. La mia recensione è per HESTETIKA MAGAZINE
“Christian Zucconi. Corpo e identità da Costantini Art Gallery”
di Laura Luppi
Nocturno, visitabile fino al 9 luglio, è la mostra dedicata ai lavori di Christian Zucconi presso Costantini Art Gallery di Milano.
“Il corpo è un’invenzione della vostra generazione, Lison. Almeno per l’uso che se ne fa e per lo spettacolo che ne viene dato. Ma, sui rapporti che la mente stabilisce con esso in quanto scatola delle sorprese e distributore di deiezioni, oggi il silenzio è altrettanto fitto che ai miei tempi. A ben guardare, non c’è nessuno di più pudico degli attori porno più smutandati o degli artisti di body art più scarificati. Quanto ai medici (…), è molto semplice: oggi il corpo non lo toccano più. A loro importa solo il puzzle cellulare, il corpo radiografato, ecografato, tomografato, analizzato, il corpo biologico, genetico, molecolare, la fabbrica di anticorpi. Vuoi che ti dica una cosa? Più lo si analizza questo corpo moderno, più lo si esibisce, meno esso esiste.”* Con queste parole, estratte dalla lettera introduttiva di Storia di un corpo di Daniel Pennac, ripenso alla personale di Christian Zucconi, Nocturno, allestita presso Costantini Art Gallery di Milano e inaugurata il 26 maggio.
Nell’epoca del culto del corpo, luogo di un sé narcisistico e stereotipato, smarrito tra le mode di una società che ne impone un’estenuante “cura” (laddove la radice ku-/kav- nel suo significato di “osservare” viene presa alla lettera soprattutto attraverso l’utilizzo dei social network), ancora una volta ci pensa l’arte a far riflettere (re- “indietro” flectere “piegare”). Volgere la mente a ciò che la materia fisica dell’uomo rimanda nella sua nudità, senza eccezioni, senza ritocchi, filtri, trucchi o tabù. Sacro, profano, amputato, umano; il corpo diventa, nella ricerca di Zucconi, il mezzo per analizzare e sezionare una frammentazione già in atto nelle coscienze individuali. Un corpo scolpito, distrutto e riassemblato con cuciture di ferro che non ne negano le ferite, visibili nella loro violenta profondità nonostante alcuni innesti di cera ne tamponino a tratti i solchi. Un corpo che si fa strumento e messaggio, un corpo che esibisce la bellezza della sua atrocità, immagine e somiglianza di un “Dio” nietzschianamente “morto” e di cui in parte ne è “fossa” e “sepolcro”, insieme ai valori perduti in una tracotante contemporaneità.
Una mostra minimalista eppure appagante quella allestita negli spazi di Costantini Art Gallery, con la presenza di tre sculture nella prima sala: Doll (2015), Stepan (2015) e Amelia (2016); Corpo V (2015) ad accogliere il visitatore prima del suo ingresso. Realizzate in travertino persiano, le opere dell’artista piacentino sembrano trasudare carnosità, proprio come alcuni quadri di Francis Bacon o le parole di Merleau-Ponty: “gli oggetti della pittura moderna sanguinano, spargono sotto i nostri occhi la loro sostanza, interrogano direttamente il nostro sguardo, mettendo alla prova il patto di coesione che abbiamo concluso con il mondo attraverso tutto il nostro corpo”*. E molto hanno di pittorico queste sculture, nella tridimensionalità di una pietra su cui l’impronta scalfita dall’abile demiurgo diventa segno tangibile del suo operare, particolarmente evidente in Testa Nera (2012) nella sala adiacente.
Sangue e carne che si spezza come pane, secondo un passo del Vangelo di Luca reinterpretato da Christian Zucconi in Cena in Emmaus (2010) in bronzo dorato e ferro. In un’atmosfera teatrale la scena fissa i personaggi di un atto non compiuto, quello del Cristo rappresentato inerme e a cui è preclusa la possibilità del riconoscimento da parte dei due pellegrini, perché negata è l’azione dell’eucarestia. Sfiniti e abbandonati a un destino altro, ad essi non è concessa redenzione, né all’umanità intera. Morte, annullamento, dunque notte. Rottura, non fine a se stessa ma motivo di nuova rinascita, suggerita nello stesso modo dal martello e scalpello lasciati in un angolo dello spazio espositivo, con riferimento diretto alla pratica kenoclastica dell’artista di distruggere per poi ri-costruire opere di corpi, o identità.
Christian Zucconi nasce nel 1978 a Piacenza. Scultore, fotografo, performer e video artist, Zucconi indaga il corpo umano sin dagli esordi. Dalla scultura monumentale passa a una forma più intimista fondata sui miti classici, per giungere alla “tecnica kenoclastica” (di sua ideazione) e poi alla fase delle “opere nere”. Tra la fine del 2013 e gli inizi del 2014 stravolge l’idea michelangiolesca del blocco unico e dà inizio al “periodo del Leviatano”, con la mostra Leviathan curata da Emanuele Beluffi.
Testo di Laura Luppi
Christian Zucconi – Nocturno
Dal 26 maggio al 9 luglio 2016
Costantini Art Gallery
Via Crema 8, Milano
02 8739 1434
* Daniel Pennac “Storia di un corpo”, tr. it. di Yasmina Melaouah, ed. Feltrinelli, Milano, 2012, pag. 10
* Merleau-Ponty, “La prosa del mondo”, tr. it. di M. Sanlorenzo, Editori Riuniti, Roma 1984, p. 153
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