Intervista a Cristina Gilda Artese
Intervista a Cristina Gilda Artese, direttrice di Gilda Contemporary Art di Milano.
Solo su HESTETIKA N.26
In edicola, in libreria e su Apple Store.
“GILDA CONTEMPORARY ART. ARTE, NATURA E NUMERI”.
Testo di Laura Luppi
Cristina Gilda Artese apre nel cuore di Milano una nuova realtà per l’arte contemporanea, la galleria che porta il suo elegante nome, Gilda Contemporary Art.
Già fondatrice dell’associazione arsprima, editore della rivista monografica di anomalie contemporanee Or Not e del suo backstage digitale Or Not Magazine, Cristina Artese decide di dare vita a un nuovo progetto mettendo a frutto i molti anni di esperienza e di ricerca personale nel settore artistico. Eppure questa non è la sua unica attività; Cristina è infatti alla guida di un noto studio di commercialisti della città, e non rinuncia a prestare attenzione alle tematiche legate all’ambiente.
Passione per l’arte, per la natura e per i numeri. Come si conciliano tutti questi aspetti nella tua vita professionale?
La Natura è regolata da leggi numeriche, la Natura è bellezza; l’arte vuole essere anche bellezza. L’artista è un creativo che rischia e si mette a rischio; l’imprenditore, soprattutto se di successo, è un innovatore che fa altrettanto. Alla fine la materia delle mie professioni ha più punti in contatto di quanto non si possa credere. Nella mia vita ricerco la Verità che per me è Bellezza. In questa mia dinamica personale, tutto torna.
Dopo Arsprima, Or Not e Or Not Magazine, come nasce Gilda Contemporary Art?
La smaterializzazione avvenuta con internet, dove tutto è ovunque e da nessuna parte, mi ha fatto pensare che si ha bisogno di luoghi fisici a cui tornare. Le opere d’arte vanno viste dal vivo, annusate. Come in tutte le relazioni umane, anche una relazione con un’opera va vissuta nella vicinanza fisica. Da qui il desiderio di dare un luogo dove mostrare l’arte e renderla disponibile.
Oltre a essere la direttrice della galleria sei anche la curatrice delle mostre proposte da Gilda. Ci puoi spiegare il motivo di questa scelta?
Una galleria deve avere un’anima ed un’identità, deve avere il cuore di una persona che batte all’interno. Il cuore di Gilda è il mio. In una fase di start up dell’attività è importante comunicare al pubblico la faccia di chi pensa, progetta, implementa il calendario. Successivamente si possono anche mischiare le carte, proporre progetti a più mani. Anche per gli artisti che collaborano con la galleria è importante creare un legame stretto con il “capo della baracca”.
La galleria ha inaugurato con una personale di Elena Monzo, a cui è seguita la partecipazione a Miart & Design Week con l’esposizione dei lavori di Francesco Garbelli, la presentazione dell’ultimo numero di Or Not dedicato a Silvio Giordano, la mostra personale di Luca Coser ed infine l’evento Solstizio d’estate con una performance di danza contemporanea con opere allegoriche di Francesca Manetta. Una programmazione ricca di contenuti che definisce una chiara identità. Ce ne puoi parlare?
Gilda vuole essere più di una galleria, una piattaforma per la promozione della cultura contemporanea. Da questa vocazione l’apertura ad eventi che non siano solo mostre espositive d’arte, ma presentazioni di libri, happening o anche come quello dedicato all’arrivo dell’estate, sempre in nome della creatività contemporanea con tutte le sue mille sfaccettature. A settembre avremo la personale di Francesca Romana Pinzari dal titolo SuperNatural, ma stiamo già lavorando per altre e nuove sorprese dedicate non solo agli adulti…
Commercialista, curatore, direttore artistico e gallerista, e infine – ma non certo ultimo – anche mamma. Una vita decisamente piena e impegnativa. Merito del tuo segno zodiacale o dell’instancabile energia femminile?
Merito della congiunzione astrale del giorno in cui nacqui. Grazie alle tante persone che ho incontrato e che fanno parte della mia vita e che contribuiscono con il loro altruismo, con l’affetto, la fiducia e la stima ad aiutarmi ogniqualvolta da sola non riuscirei a fare nulla: praticamente sempre. Riuscire a fare significa soprattutto ammettere di aver bisogno degli altri.