Intervista sulla crisi di mercato nell’arte contemporanea.
Intervista ad alcuni dei più noti galleristi di Milano sulla crisi di Mercato e sulle novità della XIV Edizione di MiArt in collaborazione con Lucia Spadano, pubblicato sul periodico d’Arte Contemporanea Segno (Pescara), n. 224, pp. 33-35.
Interviste
ARTE, MERCATO E COLLEZIONISMO
Croce & delizia
a cura di Laura Luppi e Lucia Spadano
Una crisi sulla quale non tutti sono d’accordo e per la quale abbiamo chiesto ad alcuni tra i più noti operatori di Milano e dintorni, cosa ne pensano, anche in relazione alle presunte novità del MiArt, la quattordicesima edizione della Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea, la cui svolta più rivelante è data dalla costituzione di un “Fondo Acquisti” ottenuto grazie al contributo della Associazione Amici di MiArt della Banca Popolare di Milano. Un fondo atto ad acquistare opere esposte in Fiera e destinate ad una pubblica fruizione, in attesa della loro unica collocazione nel prossimo Museo di Arte Contemporanea della città. Una sfida, quella di MiArt, che avvalendosi di un nuovo comitato consultivo, con nuove figure di rilevante qualità professionale come quelle di Luca Cerizza e Giacinto di Pietrantonio , di Alessandro Cappello e Luca Garbarino, può certamente fruttare nuovi interessanti sviluppi di attenzione per l’arte contemporanea. Una sfida alle già più storiche Fiere, come Frieze London, Artissima Torino, Arco Madrid, ArteFiera Bologna, e la più recente Armony Show a New York, che sembrano non aver subito particolari cali di disattenzione da parte di acquirenti occasionali o collezionisti avveduti, o alla più nuova come Roma Road, diretta da Roberto Casiraghi con criteri più consoni ad una prestigiosa vetrina di offerte culturali e meno commerciali. Nel mezzo ci sono tantissime offerte proposte da Fiere replicanti o concorrenti, alcune delle quali interagiscono con il proprio territorio, turisticamente eccellente e adeguato, nel tentativo di promuovere un approccio all’acquisto e al collezionismo tra i propri confini. Ne sono di esempio all’estero, ArtBrussels, Art Cologne, la Fiera di Art Dubai negli Emirati arabi, o quella del prossimo Kunstart a Bolzano, il cui direttore esalta la potenzialità economiche di una regione autonoma che registra un PIL di circa 31 milioni di euro, auspicando un fertile bacino di utenza. Si attende naturalmente la 40ª edizione di ArtBasel che per giustificati motivi storici costituisce una verifica oggettiva di un mercato internazionale sempre più arido di novità, ma certamente avido e attento negli investimenti più sicuri e garantiti.
FRANCESCO ANNARUMMA
La crisi economica credo abbia colpito soprattutto le gallerie che lavorano in quel mercato dell’arte contemporanea, e non moderna, che tocca una fascia intermedia di prezzi cha va dai 35.000 agli 85.000 euro. Questo fatto è stato dimostrato anche dall’ultima edizione di Arte Fiera a Bologna. La mia galleria, come tutte quelle che lavorano al di sotto di quelle cifre, non sta infatti risentendo in modo particolare di questo momento difficile. Se la prossima edizione del MiArt potrà dare maggiore visibilità e credibilità a Milano, sia dal punto di vista culturale che finanziario, è difficile a dirsi. In questi casi ipotizzare è di poca utilità. Sono sempre del parere che, fino a prova contraria, la molteplicità di fiere in Italia non sia giustificata da una forte domanda di mercato.
FEDERICO BIANCHI (LECCO)
La crisi finanziaria tocca principalmente le bolle speculative sorte negli ultimi dieci anni, nei quali giovani artisti (ventenni e trentenni) vengono rincorsi dai collezionisti per essere prima rivenduti nel giro di cinque anni e poi dimenticati nel giro di dieci. Come tutte le crisi, anche questa sarà ciclicamente strutturale e rappresenterà un momento di riflessione che riporterà finalmente l’attenzione sulle opere d’arte e sulla ricerca. Forse gli artisti non verranno più masticati e sputati come prodotti commerciali, e le loro quotazioni giustamente cresceranno in funzione del loro lavoro e dei riconoscimenti che necessariamente otterranno con il tempo. In ogni caso l’aspetto commerciale nel settore dell’arte contemporanea è complementare e fondamentale per la crescita del sistema. A Milano in particolare una mancanza di sostegno pubblico alle gallerie private e una scarsa rete comunicativa esterna ci sta portando ad essere periferici nei confronti del mercato mondiale, tanto che la nostra presenza di gallerie consolidate ed emergenti si sta facendo sempre più rarefatta e marginale nei meeting internazionali.
Lo scorso anno la rassegna Miraggi, proposta in concomitanza al Miart, ha ottenuto scarsi risultati. Il Fondo Acquisti costituito per questa nuova edizione è un’iniziativa interessante e sicuramente lodevole, anche se l’acquisizione delle opere avrebbe bisogno di un criterio di trasparenza e una collocazione finale adeguata per dare loro visibilità, senza che siano rinchiuse in qualche deposito in attesa del «prossimo e sognato» Museo d’Arte Contemporanea.
ENZO CANNAVIELLO
Non mi preoccupo della crisi finanziaria perchè non credo abbia interessato il vero mercato dell’arte contemporanea, non quello della mia galleria, frequentata da un pubblico di veri appassionati. La mia esperienza personale può altresì attestare un incremento delle vendite da parte di collezionisti che amano profondamente le opere che acquistano. Ritengo invece che la crisi abbia colpito il mercato dell’arte alla moda, quella rivolta al genere di clientela che compie un investimento speculativo, fatto di cifre molto più alte, spesso gonfiate dalle aste internazionali. Sono notoriamente contrario al concetto di fiera-mercato, che dimentica il compito culturale cui potrebbe invece assolvere una mostra-mercato. Una fiera affidata a dei critici d’arte poi la trovo del tutto sbagliata e obsoleta. Il Comitato Consultivo dovrebbe essere composto da un critico, un collezionista, un artista e un gallerista, affinché tutto il sistema dell’arte fosse rappresentato in maniera equanime. Anche il Fondo Acquisti costituito per il MiArt rappresenterebbe un’efficace novità se le opere prescelte fossero giudicate dalla commissione sopra citata. Per crescere la fiera di Milano ha bisogno di modificare radicalmente la sua impostazione, perchè l’Arte non è una questione di mode. L’Arte deve sfidare i secoli.
RAFFAELLA CORTESE
È un dato di fatto che la crisi abbia colpito ogni settore dell’economia e ovviamente anche il mercato dell’arte contemporanea. Non si tratta di una crisi che colpisce solo una città, anche se pare che abbia interessato principalmente Londra e New York, sedi della finanza internazionale. Questa è una crisi globalizzata ed è inevitabile che anche Milano ne risenta. In molti casi ho riscontrato che si tratta in parte di un blocco psicologico dovuto anche alle terribili e martellanti previsioni che si prospettano per l’imminente futuro. Avendo dato la mia adesione al MiArt, ritengo che questa nuova edizione possa essere un motore per attivare, o meglio riattivare, alcuni ingranaggi del sistema dell’arte, in particolare nel territorio milanese. Credo nella possibilità di un cambiamento. I coordinatori che sono stati nominati mi sono sembrati motivati a dare spazio a progetti interessanti a cui spero la città risponderà in modo positivo.
PAOLO CURTI
Non credo sia ancora possibile quantificare la portata della crisi finanziaria e determinare quale sarà il suo impatto sull’economia reale. Nel campo specifico dell’arte contemporanea la nostra esperienza non certifica una situazione così traumatica. Abbiamo avuto come barometro Arte Fiera a Bologna, alla quale ci siamo affacciati con un filo di pessimismo, potendo poi ricrederci alla luce non solo degli ottimi risultati in termini economici, ma anche della sostanziosa affluenza dei visitatori. Nonostante Milano, piazza finanziaria più importante di Italia, verrà maggiormente penalizzata dalla crisi, credo che continuerà ad essere teatro di buone occasioni. Oggi più che mai, oltre ad essere un piacere per la vista, l’opera d’arte rappresenta anche una forma di investimento da prendere in seria considerazione. La soluzione che le banche centrali dovranno adottare sarà quella di stampare valuta, spingendo in alto la tanto temuta inflazione e creando, per un bene mobile come questo, ottime opportunità; attenzione, ve ne sono già parecchie!
I nuovi curatori di MiArt, che conosco personalmente, sono seri professionisti molto ambiziosi: Giacinto di Pietrantonio è un determinato abruzzese cresciuto nella scuola di Giancarlo Politi, che non ha paura neanche del Diavolo; Laura Garbarino è una caparbia piemontese con esperienza maturata nelle case d’asta internazionali; Luca Cerizza ha un ottima conoscenza dell’arte e di tutti i meccanismi necessari per avere successo. Insieme formeranno una miscela esplosiva che sicuramente ridarà a Milano e al MiArt l’energia per imporsi come protagonista sulla scena dell’arte contemporanea.
CLAUDIA GIAN FERRARI
Credo che, come sempre nei periodi di crisi finanziaria, scompaiano gli “investitori”, quelli cioè che usavano l’acquisto di opere d’arte per investire in un bene che sembrava poter far crescere il proprio valore, mentre ricompaiono i collezionisti, quelli che nel continuo rialzo delle valutazioni, stavano alla finestra non riuscendo più a comprendere dove stava il reale valore. La mia esperienza, che data ormai 1974, mi suggerisce che il mercato subisce certo dei ridimensionamenti, ma a favore della qualità e di prezzi più concreti. Le ultime fiere, sia in Italia che all’estero, hanno confermato questa convinzione. Come spesso succede, si sono viste opere più preziose (magari in re-sale da parte di collezionisti con necessità di liquidità) immediatamente vendute, e non svendute! Ma anche proposte nuove, interessanti e con prezzi, diciamo così, un po’ calmierati. Quest’anno non parteciperò al MiArt come non ho partecipato lo scorso anno. Peraltro Giacinto Di Pietrantonio non mi ha neppure chiesto di essere presente. Spero e auguro per la fiera, per i miei colleghi e per Milano, che questa edizione possa davvero segnare una svolta e che, sia per gli stanziamenti per gli acquisti, sia per il pubblico che per i collezionisti, possa definirsi un’occasione positiva.
GIO’ MARCONI
La crisi finanziaria ha colpito il mercato dell’arte contemporanea globalmente, non solo a Milano. Tuttavia la mia recente esperienza alla fiera di Bologna mi ha dato ulteriore conferma del fatto che è ancora vivo un forte interesse verso il nostro settore e che gli acquirenti sono molto più attenti nella scelta delle opere. La recente mostra dell’artista americano Wade Guyton, allestita nella mia galleria, ha ricevuto importanti risultati non solo in termini di partecipazione, ma anche di acquisti da parte di collezionisti milanesi, e italiani in generale, producendo una lista di attesa che interessa anche americani ed europei. Ritengo invece che MiArt debba ancora crescere, ma penso anche che questa edizione rappresenti un buon inizio di intenti…
FRANCESCA MININI
Anche nel mondo dell’arte contemporanea si accusa la crisi: in questo periodo è sicuramente più difficile vendere lavori di giovani artisti, nonostante il basso valore economico delle loro opere, che certo non costituisce un rilevante rischio di investimento. Posso comunque testimoniare che i collezionisti italiani, quelli realmente appassionati, sono sempre molto attenti e curiosi, e non rinunciano ad ampliare la loro collezione, incentivando una ricerca continua. Questo probabilmente ci salverà…
Quest’anno MiArt si presenterà con una veste rinnovata che avrà seguito anche nelle prossime edizioni: partecipazioni di importanti e giovani gallerie, nuovi progetti in fiera e nella città, nuovi eventi. Rilanciare una fiera richiede un lungo lavoro, grande fiducia e buona volontà da parte di tutti coloro che vi vogliono prendere parte. Il forte interesse del pubblico verso l’arte contemporanea c’è ed è dimostrato dalla crescente partecipazione all’evento Start. MiArt potrebbe dunque essere una buona occasione per attirare l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di un maggiore sostegno, affinché Milano possa crescere dal punto di vista culturale. Le gallerie private lavorano ogni giorno affinché questo possa accadere, ma le loro uniche forze non possono bastare. MiArt può essere davvero l’inizio di un lungo cammino che, grazie anche all’iniziativa Miraggi, darà visibilità agli artisti al di fuori degli spazi privati, coinvolgendo le piazze più belle della città.
MASSIMO MININI (BRESCIA)
La crisi è mondiale. Non riguarda solo Milano, ma anche san Benedetto del Tronto, la Valcamonica, l’America del Sud e la California. Per quanto MiArt cerchi di organizzare una buona Fiera, la situazione è davvero disperata. Certamente Milano sta subendo una crisi d’identità e non può bastare una fiera per far tornare la primavera. Milano non vuole capire, altrimenti mi avrebbero già convocato per un consiglio…
MARCELLA STEFANONI
La crisi finanziaria ha toccato tutti i settori, compreso quello dell’arte. Anche qui ci si aspetta che questa crisi metta fine a un mercato-invenzione di alcuni “furbetti”. Milano non è isolata dal resto del mondo. Per quanto riguarda la costituzione del Fondo Acquisti, 300.000,00 euro sono una cifra rispettabile per sostenere una galleria per un anno.