I am beautiful
Il mio articolo dedicato al grande spettacolo di danza contemporanea della Compagnia Zappalà, ispirato alle opere dello scultore Rodin. Quando il gesto diviene arte.
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“I AM BEAUTIFUL”
di Laura Luppi
Per la nuova edizione del Festival MilanOltre al Teatro Elfo Puccini di Milano, la Compagnia Zappalà propone uno spettacolo ispirato a una delle celebri opere di Auguste Rodin, “Je suis belle”, a sua volta tratta dalla lettura di alcuni versi del poeta maledetto Charles Baudelaire.
Il corpo, nella sua naturale gestualità, torna ad essere veicolo di bellezza, riacquistando il posto d’onore depredato da una demonizzazione storico culturale che lo ha visto contrapporsi negativamente all’elemento dialettico dell’anima. Se infatti nell’antica Grecia non veniva concepito come un pericolo alla realizzazione delle virtù, favorendo piuttosto un’educazione comprensiva di discipline fisiche come canale indispensabile alla crescita culturale e morale dell’uomo (vedi il ginnasio, γυμνάσιον, da γυμνός “nudo”, luogo dove i giovani praticavano esercizi atletici nudi), soprattutto nel periodo medievale e con l’avvento del dualismo cartesiano (separazione anima-corpo) esso subisce un declassamento. Contro la concezione di una pura macchina contrapposta alla più nobile anima, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche si scaglia, ribadendo che solo del corpo si può avere conoscenza, ma ammettendo altresì che ogni conoscenza deve provenire dalla sensibilità, dai nostri sentimenti e dalle nostre rappresentazioni. Egli rimprovera la denigrazione di un corpo imprescindibile dall’anima, la cui fusione è invece condizione necessaria per il contatto con le altre anime, per collegarsi ad esse. Il corpo è infatti movimento, una commistione di forze, di volontà di potenza. Una critica non lontana dalle riflessioni di Merleau-Ponty, per il quale il rapporto originario col mondo si costituisce mediante il corpo, la cui dimensione è intrisecamente connessa all’aspetto percettivo. Sentire l’altro comporta essere sentito: essere al tempo stesso soggetto e oggetto della percezione propria della fisicità e non riducibile a pura coscienza, attestando inevitabilmente che “il corpo altrui e il mio sono un tutto unico“. E se il movimento di questo corpo umano è il movimento di un corpo “vivo” (“chair”, carne come implicazione reciproca), la danza ne rapprensenta la manifestazione più efficace, la relazione tra un dentro e un fuori, tra la materia e lo spirito mai scissi, tra il danzatore e lo spettatore che osserva. Il danzatore agita la sua “carne”, mostrando le tracce di un corpo composto di anima, come il più espressivo dei corpi, un corpo che onora la bellezza nella sua forma, nella sua essenzialità.
“I AM BEAUTIFUL” della Compagnia Zappalà, in scena al Teatro Elfo Puccini per la nuova stagione del Festival MilanOltre, allarga questa prospettiva del corpo all’omaggio che ne ha fatto un artista controverso come Auguste Rodin. Scultore della carne e della bellezza, appunto, alla ricerca di sempre nuovi percorsi espressivi, egli stesso non seguiva la tradizione di ritrarre i suoi modelli in posizioni statiche, preferendo posassero muovendosi nello spazio. Lontana dal decorativismo barocco, la sua scultura enfatizza l’individualità e la concretezza della carne, prediligendo la trasmissione delle emozioni sia nei dettagli che nell’insieme: “Cosa rende il mio Pensatore pensante è che non pensa solo con il suo cervello, con la sua fronte accigliata, le sue narici aperte e le labbra tese ma anche con ogni muscolo delle sue braccia, schiena e gambe, con i suoi pugni chiusi ed i piedi contratti.”
Liberato dall’accademismo grazie all’influenza indiretta di Michelangelo, per l’artista il non-finito, l’incompiuto, costituisce un’ulteriore e sempre aperta possibilità di movimento. In particolare il lavoro coreografico di “I AM BEAUTIFUL” guarda all’opera il cui titolo è a sua volta ispirato al primo verso di una poesia di Baudelaire, “Beauté”, tratta dai “Fiori del Male”: “Je suis belle, ô mortels! comme un rêve de pierre”. I due precedenti lavori concepiti per “La Porta dell’Inferno” (“Uomo che cade” e “Donna accovacciata”, entrambi del 1881) assemblati in un secondo momento, innervano la tensione viva delle loro membra incontrandosi come in un abbraccio improvviso, di cui la donna, rannicchiata su sé stessa, pare quasi negarne l’intenzione. Il coreografo, Roberto Zappalà, interpreta la composizione della scultura come compiuta dopo un balzo, uno slancio del mondo animale, ma silenzioso, al quale segue momentanea attesa e sospensione, la stessa avvertibile dall’originale da cui è tratta. Dolore e sofferenza – il conflitto dell’arte moderna per Rodin, e nella vita per Baudelaire – è la violenza insita nella bellezza, pietrificata nei corpi di donna, in lotta tra l’idealizzazione aulica e la demonizzazione fatale, tra la salvezza e la dannazione. Così come Il poeta delinea a parole le immagini dei suoi sogni e dei suoi incubi, lo scultore plasma la materia dura facendone sostrato vitale (anima e corpo), e il coreografo ne ridisegna le linee con l’ausilio della danza, la quale torna ad essere protagonista della scena. Non una bellezza concettualizzata, idealizzata, ma selvaggia, di corpi liberi che danzano su percussioni e vibrazioni dal vivo dei Lautari, quasi a vincere la forza di gravità o qualsiasi regola bramosa di precluderne le dinamiche. Quel primitivismo che ritroviamo in molti lavori di Paul Gauguin o nel “La Danza” di Matisse del 1910, di cui chiaro riferimento fa la Compagnia prendendosi per mano in un circolo di gesti, di pose in divenire lento e costante. Alla ricerca dell’essenza nel suo apparire inevitabilmente come carne, nella sua esplosione di potenza – quella che Milan Kundera riscopriva nell’atrocità delle opere di Franis Bacon -, il gesto dei danzatori arriva quindi con la forza di un elegante rito tribale, dritto allo stomaco dell’osservatore che ne diventa partecipe, come partecipe è di quell’umanità dalla nuda e cruda bellezza.
Bio
Nata nel 1990 la Compagnia Zappalà Danza è considerata oggi dalla critica europea una delle più interessanti realtà della danza contemporanea italiana, regolarmente sostenuta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Dipartimento dello Spettacolo sin dal 1996 e dalla Regione Siciliana.
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