ConiglioViola, Sur la roue, 2007, lightbox, cm120x80 (dal progetto "Nous Deux")

Testo critico sull’artista ConiglioViola

Testo critico sull’artista ConiglioViola, pubblicato sulla rivista d’arte Juliet (Trieste), n. 146 (febbraio – marzo 2010), p. 68.

 

CONIGLIOVIOLA

di Laura Luppi

In occasione della Quinta Giornata del Contemporaneo a Milano, il PAC di via Palestro ha inaugurato la mostra antologica dedicata ai nove anni di attività di ConiglioViola, curata dallo stesso Brice Coniglio e Martina Corgnati, dal titolo Sono un pirata / Sono un Signore (già nota canzone di Julio Iglesias). Dal 3 al 13 ottobre 2009 le sale del Padiglione d’Arte Contemporanea hanno ospitato la prima personale dell’artista in un luogo pubblico milanese, evento promosso da AMACI, Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, in collaborazione con la Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il percorso espositivo, con ingresso gratuito, aveva inizio appena oltre il cancello d’accesso al cortile con un grande coniglio alato gonfiabile (più fucsia che viola), sottoponendo da subito lo spettatore al ricordo del piratesco attacco che la “bottega rinascimentale dell’era digitale” compì nei confronti della Biennale di Venezia alla sua 52° edizione (2007) con, non a caso, 52 colpi di cannone. L’impresa, ampiamente documentata all’interno delle sale con un’installazione di immagini che ne riproponeva i momenti salienti, rappresenta l’intenzione sovversiva e la ricerca di identità di un “marchio” che si esprime attraverso l’utilizzo di molteplici mezzi espressivi, dalla fotografia alla videoarte, dalla performance al teatro sperimentale. Realizzati col supporto dei nuovi media, grazie ai quali è oggi possibile approcciarsi alla cultura di massa come a quella d’élite, i progetti conclusi dal collettivo sono stati collocati in diverse sezioni secondo un cammino a tappe che ne ha racchiuso gli intenti sotto il comune denominatore dell’eclettismo del “coniglio vitruviano”. La scelta del roditore come simbolo del fare artistico che libera l’uomo dalla prigionia terrena, da una razionalità spoglia e priva di inventiva, prende origine non solo dal cognome di Brice, ma anche dalla funzione mitologica attribuita all’animale in questione, mediatore a volte sacro e a volte profano tra la realtà, il sogno e il trascendente. Se infatti Alice è stata condotta nel Paese delle Meraviglie attratta dal Bianconiglio, nel caso di Nous Deux (2007), sulle note di Le vent nous portera, è una gigante mongolfiera a forma di coniglio alato a salvare dall’angusta cella di una torre i due piccoli furfanti, le cui misteriose disavventure potrebbero somigliare a quelle dell’Oliver Twist di Charles Dickens oltre a quelle di Les Enfants Terribles di Jean Cocteau. La loro fisionomia non può ingannare, si tratta proprio di Brice Coniglio e Andrea Raviola ringiovaniti con l’aiuto delle sofisticate tecniche del digitale nella fase di sodalizio che ha dato alla luce lavori come Recuperate le Vostre Radici Quadrate (2004-2006), rielaborazione video-musicale di una ventina di brani anni Ottanta accompagnati da visioni surreali fortemente pop, e che si è concluso con Fine Primo Tempo (2008), satirico tributo escatologico alla canzone Ci sarà di Al Bano e Romina Power, presentato l’anno scorso presso la Rotonda di via Besana. Ancora una volta in sembianze infantili, i due provocatori si sono ritratti all’interno di bare bianche e sul palco di un insolito Ariston riadattato a basilica, sul cui altare troneggia l’effige di Pippo Baudo (profezia della brusca rottura del connubio artistico, che ha determinato altresì la chiusura temporanea del sito web di riferimento). In I Romantici (2006) l’attesa per l’esecuzione di un dagherrotipo produce brevi e istintivi movimenti da parte dei membri di una famiglia ottocentesca, interpretata nei vari ruoli da uno stesso e unico attore in lotta contro l’insostenibile equilibrio della posa e l’incapacità di mantenere fisso lo sguardo ai fini dello scatto. Varie fonti, al di là delle complesse strategie preposte alla produzione, contagiano l’ampio panorama dal quale ConiglioViola attinge, in un’insaziabile conversazione tra passato e presente che vuole spingersi verso il futuro e le ambizioni avanguardistiche nel campo della comunicazione virtuale. Tra gli altri progetti in mostra il ciclo Dreamsavers, a cui appartengono Zoo.gno (2003), Venere & Adone (2008), Famiglia Torinese (2008), Finisce l’aria (2001) ed Ecce Trans (2007), mai così attuale. La meta ultima dell’esposizione confluiva in un enigmatico Rebus in formato video, al quale ha preso parte anche il noto critico Achille Bonito Oliva e la cui soluzione concedeva al visitatore l’ingresso nella misteriosa “stanza segreta dello specchio”, dove la metamorfosi in coniglio viola poteva finalmente trovare compimento. L’universo sperimentale di Brice, alias HerrKaninchen, si sviluppa a partire dal mondo dell’infanzia, delle fiabe e dei racconti popolari per approdare con ironia e provocazione ad un’attualità colma delle contraddizioni con cui l’eccentrico artista ama tanto giocare, stupire, sfidare, sorretto da un’ottima padronanza degli strumenti interattivi.

Dopo essere stato web designer e aver lavorato ad una serie di video per il gruppo electro-pop Modho, poi scioltosi e di cui Andrea Raviola faceva parte, ConiglioViola esordisce nel settore del Contemporaneo con una prima collettiva nel Castello Svevo di Trani (2003), a fianco di noti nomi come Jan Fabre. La poliedricità della sua attività creativa è segnata inoltre da numerose collaborazioni, tra cui quella con Vivienne Westwood e Antonio Marras per il progetto Nonsoloviola, e quella con la compagnia teatrale IRAA theatre. A molti non pare ancora chiaro se sia corretto menzionarlo nella rosa delle nuove promesse italiane, resta il fatto però che al momento CapitanConiglio, chiamato anche Principe dei Roditori, è il più giovane artista al quale il PAC di Milano abbia mai dedicato una personale e di sicuro farà ancora parlare di sé.